Appena concluso un libro ad acquarello, pensando all’imminente Salon di Montreuil, alle proposte da portare, mi è ripresa la febbre acrilica. Non so dire perché ma stamattina ho riposto la scatola degli acquarelli (che chiudendosi ha fatto un sinistro cigolio), e ho cominciato a far posto sul tavolo ai barattoloni Maimeri. Ho preso un bel cartoncino rugoso, ho letto un testo di Silvia che aspettava da tempo di essere “provato” e ho cominciato. Così senza nessun disegno preparatorio.
Ho voluto sperimentare tutte le possibilità di correzione e ripensamento che offre l’acrilico e che –ahimé- l’acquarello non concede minimamente. Stendevo il colore e poi schizzavo qualcosa con il carboncino, poi continuavo con il colore e poi ancora con il carboncino.
Non so ancora se mai farò un libro con gli acrilici ma, comunque sia, devo dire che è una tecnica estremamente rilassante.
A voi il giudizio.