martedì, agosto 20, 2013

Un esempio

Una delle domande ricorrenti che mi sento fare, e forse la più ovvia da attendersi visto il genere di storie che mi piace raccontare, è quanto ci sia di autobiografico in quello che metto nei miei libri.

Come ho scritto in fondo a "Fermo", ci sono sicuramente delle parti che vengono dalla mia storia personale, magari mescolate fra loro, scambiando personalità e personaggi, spesso creando un'autofiction ( a volte anche risarcitoria, anche nell"Improvvisatore" ricordavo che ho sempre bene in mente una delle frasi finali di "Io e Annie": "Beh, che volete, era la prima commedia... Sapete come si cerchi di arrivare alla perfezione almeno nell'arte, perché, è talmente difficile nella vita."); ma vedo che questo non accontenta chi mi fa la domanda.

Quasi sempre succede che alla prima ne segua una seconda che vorrebbe sapere se questo o quell'episodio sono realmente accaduti. Io a quel punto svicolo un po', perché non vorrei sezionare troppo la storia tra fatti veri, parafrasati, inventati ecc ( e poi ho sempre paura di dare risposte deludenti); ma lascio sempre una chiave per riuscire a capire (forse) da soli: le cose rigorosamente vere e autobiografiche sono sempre le più improbabili, quelle che – inventandole – avrei detto "naaa, non è credibile". 

Volete un esempio?

Bibbiena, anno di grazia 1996


Sì, lo so, tecnicamente sarebbe uno spoiler, ma se non hai letto il libro non credo di averti rovinato ancora nulla, se invece lo hai letto, be' credo tu stia ridendo.
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